Masino Levi l’innovatore. Un tecnico a capo di Generali
26 Settembre 2018
Masino Levi (Ferrara 1795-Trieste 1879) ha personificato in tutto e per tutto l’antico spirito di Generali: parsimonia, lungimiranza e larghezza di vedute. Uno di quegli uomini simbolo che hanno rappresentato un fattore di continuità nella storia della compagnia anche nei momenti di tempesta, come le guerre d’indipendenza susseguitesi durante la metà dell’Ottocento.
Dopo una lunga gavetta come agente di Generali a Padova, assume nel 1837 l’incarico di segretario generale della Direzione centrale di Trieste e lo mantiene fino al 1877, quando – come lo stesso Levi ricorda nel suo Sunto storico – «sorpassato l’ottantunesimo anno di età e le forze mie non corrispondendo pienamente alla mia volontà, venni eletto a Direttore», carica ricoperta fino alla sua scomparsa.
Nei quarant’anni trascorsi alla guida di Generali, Levi promuove, oltre al forte sviluppo del lavoro estero, l’avvio dell’attività in numerosi comparti: assicurazione a favore dei coscritti (1836), ramo grandine (1836), crediti commerciali (1837), tontine (1850), cassa pensioni per gli impiegati (1855), sicurtà ipotecarie (1857). Un tecnico formatosi sul campo, sempre in prima linea per plasmare e anticipare i mercati, Levi ha dedicato tutta la sua vita alla compagnia, tanto da intrecciare la propria personale biografia con la storia della società stessa, lasciando scarsissime testimonianze di sé all’infuori dell’ambiente lavorativo.
Le rappresentanze italiane ed estere di Generali a lui dedicarono «con stima ed affetto» l’alzata in argento per il quarantesimo di bilancio della compagnia, a riconoscimento non solo del ruolo ricoperto (trait d’union tra il gruppo di comando, cioè i direttori aventi potere decisionale sugli indirizzi strategici, e il corpo dei funzionari addetti all’organizzazione e all’amministrazione), ma anche dell’uomo Masino Levi: mente e braccio, grande esegeta dell’anima internazionale di Generali, di cui seppe interpretare il progetto originario. Infatti l’era di Levi fu caratterizzata dal progressivo consolidamento e dalla graduale estensione delle posizioni raggiunte nei mercati nazionali e internazionali nella prima fase di sviluppo della compagnia, contando su un’organizzazione, per quei tempi eccezionalmente vasta, di agenzie sparse in molti paesi d’Europa e su una politica di ripartizione dei rischi attraverso la stipula di concordati con altri istituti assicurativi. Levi seppe imprimere alla società in Italia e fuori l’indirizzo che nel corso dei tempi fu sempre seguito. Il suo lavoro contribuì a creare nei territori di attività il passaggio dell’assicurazione, nei suoi aspetti istituzionali e tecnici, dalle forme primitive e sperimentali in cui versava nella prima metà dell’Ottocento al progressivo rapido perfezionamento che essa subì successivamente.
Venuto quasi dal nulla, moderno self-made man, simbolo di quella borghesia locale che seppe cogliere le mille possibilità offerte da una città cosmopolita come Trieste, divenuta centro economico dell’Impero asburgico, Masino Levi agì di esperienza e arguzia, qualità maturate sul campo e impresse nei lineamenti, come fece notare agli amici lo scultore Francesco Pezzicar, vedendo Levi seduto al tavolo di un caffè intento a leggere un giornale, la «caratteristica ed intelligente fisionomia di quel signore» esprimendo il «desiderio di riprodurla in marmo ed imprimerle col mio scalpello la vita che l’anima, l’intelligenza che l’irradia».
Maggiori informazioni in A. MILLO, Masino Levi, in Generali nella Storia. Racconti d’Archivio. Ottocento, Venezia, Marsilio, 2016, pp. 232-235.